martedì 3 giugno 2014

RESISTENZA. IL RIFIUTO DELL'AVVENTURA


Se la Chiamata all’Avventura per il protagonista rappresenta l’”opportunità”, il Rifiuto dell’Avventura rappresenta la sua resistenza a tale opportunità. Due ‘poli’ – chiamata e rifiuto - rappresentati molto spesso in rapida successione, per dare un’immediata proiezione dello svolgimento narrativo, coordinate di un imminente conflitto.

Si dice che per rappresentare il rifiuto sia sufficiente - rispetto all’opportunità ‘agganciata’ dal protagonista - uno sguardo di disapprovazione, una perplessità espressa con una battuta, una semplice alzata di spalle in opposizione a quanto è stato prospettato. In effetti basta poco. Di fronte a una domanda – sai amare o sai reagire in maniera vitale - di cui il protagonista non comprende appieno il senso, girare sui tacchi e andarsene appare una risposta plausibile.
Tuttavia vale la pena spendere due parole sul significato emotivo del rifiuto.

Nelle Storie d’Amore, uscito dall’infelicità senza desideri del Mondo Ordinario, il protagonista ha impattato uno stimolo emotivo forte (una donna o un uomo) che lo ha scosso dal torpore della routine quotidiana. Naturalmente bastasse incontrare ciò che manca per aquisirlo, il racconto terminerebbe qui. Scoprire di aver fame e incontrare un piatto di fettuccine. Basta mangiarle.
Ma in quella chiamata il protagonista ha anche sentito di avere molto da mettere in gioco, da “perdere”, e ha ritenuto necessaria (inconsciamente) una difesa per capire come uscirne in maniera indolore. Fisiologico, sotto un certo punto di vista. Però anche un limite, perché così facendo egli si sottrae a qualcosa che sente appartenergli profondamente. Tuttavia la paura di “rimetterci” è ugualmente forte, quindi un ritiro all’interno delle proprie ‘mura’ lo percepisce come necessario. (‘Resistenze’ di cui nel rifiuto si ha un primo assaggio).
Un esempio d’immediatezza di chiamata e rifiuto è contenuta in “Hitch” dove Hitch “dottor Rimorchio” (Will Smith), seduce la bella e un po’ cinica Sara Melas (Eva Mendes) mollandola lì al bar come un trofeo vinto. Un rifiuto più ‘spalmato’ c’è invece in “Notting Hill”, dove William Thacker (Hugh Grant) resta fulminato dalla famosa Anna Scott (Julia Roberts) nella libreria dove lavora, per poi trovare il 'rifiuto' nella propria inadeguatezza poco dopo quando la conduce a casa per smacchiarsi il vestito.

Quali sono gli aspetti che determinano l’opposizione del protagonista? Un’insufficienza emotiva che si porta dietro da molto tempo. Un’esistenza trascorsa fino a quel momento senza vere affettività, per precedenti esperienze negative. La sua ‘personalità’ si è perciò strutturata su questa mancanza e ora lo costituisce, e definisce il “carattere” con cui si rappresenta al mondo. Abitudini, modi di pensare, di comportarsi, di relazionarsi. Un “mondo” che si è strutturato, che resiste a un'offerta di felicità.

Parte di questa felicità appartiene già al protagonista, sennò non la riconoscerebbe nella donna (o uomo) che incontra. Ma è atrofizzata, un bolide impolverato e arrugginito tenuto in garage che quell’incontro chiede di rimettere in moto. Un bolide in stato d’abbandono da una vita, che il protagonista non ha sentito di dover riaccendere ritenendo – per educazione, per paura - non fosse necessario. Ora ci si è “abituato” a non usarlo, ci ha persino costruito sopra filosofie sul perché non lo usa, che in fondo se ne può fare anche a meno, e poi comunque è un po’ la vita che fanno tutti, no? Quindi che qualcuno ora lo solleciti a riaccendere il bolide gli pare pure una provocazione, un’interferenza che sembra imporgli di rivoluzionare tutto.

Amore e Psiche, Eros e Thanatos, si sono incontrati. Fuoco alle polveri…

Nelle Storie di Morte la vita del protagonista, affossata da una condizione mortifera nel Mondo Ordinario, viene sollecitata alla Vita dalla chiamata, ed egli vi resiste in egual modo. Ma qui il rifiuto è più forte e netto. Il protagonista infatti si ritrova ad avere a che fare con terribili sensi di colpa o con la necessità di salvarsi, anche fisicamente, da chi lo vuole affossare definitivamente o uccidere. L’opposizione è proporzionale.
Nelle Storie di Morte non si tratta soltanto di un aspetto del protagonista che chiede di essere meglio articolato e integrato (animus o anima), ma di una pressione mortifera che sostanzialmente lo mette con le spalle al muro. Inseguito, braccato, angosciato…
Per questo motivo, in questo genere di storie, il rifiuto viene molto più raccontato della chiamata, per dare la forte sensazione di ciò che rischia il protagonista, a differenza delle Storie d’Amore dove succede il contrario, con una chiamata molto romantica. Invece qui paura o angoscia sono incidenti, e senza alcun aspetto sensuale o romantico.

In “Dont’s Say a World” lo psicologo Nathan Conrad (Michael Douglas) viene cooptato da un collega per visitare una ragazzina disturbata che conserva un prezioso segreto (che, nella chiamata, rappresenta la reazione vitale mancata di Nathan). Nathan però si mostra scettico, lo considera un caso ‘troppo impegnativo’. Cioè: troppo dura riattivare risposte vitali abbandonate.
In “All’inseguimento della Pietra Verde”, Joan Wilder (Kathleen Turner) viene chiamata in Colombia dalla sorella in pericolo. Joan, una scrittrice abituata alla sedentarietà e alla riflessione, è chiamata cioè ad entrare ‘dentro la vita’. La prima cosa che Joan infatti fa è andare nel panico, anche perché le sua casa è stata misteriosamente devastata (devastazione del suo Mondo Ordinario). Un’urgenza che contrasta fortemente con la paura d’avventurarsi in un luogo sconosciuto e minaccioso. Joan ha fatto tanto per ‘starne fuori’, ha trovato “tranquillità” nella scrittura, uno spazio “vitale” che tra l’altro le procura denaro e celebrità. E non vuole perderlo.

Qualcuno dice che il principale apporto dato da Freud all’umanità sia stato di mettere l’uomo davanti a uno specchio dandogli la possibilità di cogliere un’immagine di sé stesso, in una prospettiva diversa da quella che mentalmente si rappresentava  ‘senza vedersi’. Il rifiuto rappresenta questo momento: il protagonista si guarda allo specchio e in quello stesso preciso istante intravede altro di sé che lo disorienta.

Così come nella chiamata, anche qui esistono rifiuti al contrario. Abbiamo detto di Parsifal che, a fronte di raccomandazioni che lo esortano a temere l’avventura che si sta apprestando a intraprendere, si fa forte delle proprie virtù ignorando ciò che gli hanno indicato come estremamente minaccioso: la potenza del Male.
Rifiuti al contrario sono tipici anche di molti film catastrofici, in cui il protagonista viene esortato a non condurre la missione considerata da tutti suicida. Ma lui sa che la missione è importante per l’umanità, e getta il cuore oltre l’ostacolo!
Ve ne sono pure nei film polizieschi in cui il protagonista viene sconsigliato ad indagare dal potente di turno e dal superiore corrotto, come in “Beverly Hills Cop.” In “Una notte da leoni” il risveglio dalla notte brava dei protagonisti è drammatico, non sanno cosa è successo "nella notte che non dimenticheremo mai": l’aspetto spaventoso con cui dovranno confrontarsi.

Sostanzialmente, il Rifiuto all’Avventura serve per lasciare il protagonista sulla soglia della sua paura, che si tratti di un amore o di una minaccia di morte, affinché il lettore o lo spettatore assaporino il rischio a cui va incontro. Individuare bene il rifiuto significa circostanziare al lettore o allo spettatore la natura della paura della protagonista. Sarà l’argomento principale della narrazione, l'Ombra junghiana del protagonista, ovvero le sue resistenze per esperienze negative del passato che riaffioreranno prepotentemente, l’aspetto con cui egli alla fine dovrà fare i conti per accedere ad un altro livello, quello di una vita senza paura. Focalizzarlo è fondamentale. Entusiasmo e paura infatti, da questo momento, entreranno in collisione.

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