Se la Chiamata all’Avventura per il protagonista rappresenta
l’”opportunità”, il Rifiuto
dell’Avventura rappresenta la sua resistenza a tale opportunità. Due ‘poli’
– chiamata e rifiuto - rappresentati molto spesso in rapida successione, per
dare un’immediata proiezione dello svolgimento narrativo, coordinate di un
imminente conflitto.
Si dice che per rappresentare il rifiuto
sia sufficiente - rispetto all’opportunità ‘agganciata’ dal protagonista - uno
sguardo di disapprovazione, una perplessità espressa con una battuta, una
semplice alzata di spalle in opposizione a quanto è stato prospettato. In
effetti basta poco. Di fronte a una domanda – sai amare o sai reagire in
maniera vitale - di cui il protagonista non comprende appieno il senso, girare
sui tacchi e andarsene appare una risposta plausibile.
Tuttavia vale la pena spendere due parole sul significato emotivo del rifiuto.
Nelle Storie d’Amore,
uscito dall’infelicità senza desideri del Mondo
Ordinario, il protagonista ha impattato uno stimolo emotivo forte (una
donna o un uomo) che lo ha scosso dal torpore della routine quotidiana.
Naturalmente bastasse incontrare ciò che manca per aquisirlo, il racconto
terminerebbe qui. Scoprire di aver fame e incontrare un piatto di fettuccine. Basta mangiarle.
Ma in quella chiamata il protagonista ha anche
sentito di avere molto da mettere in gioco, da “perdere”, e ha ritenuto
necessaria (inconsciamente) una difesa per capire come uscirne in maniera
indolore. Fisiologico, sotto un certo punto di vista. Però anche un limite,
perché così facendo egli si sottrae a qualcosa che sente appartenergli profondamente.
Tuttavia la paura di “rimetterci” è ugualmente forte, quindi un ritiro
all’interno delle proprie ‘mura’ lo percepisce come necessario. (‘Resistenze’
di cui nel rifiuto si ha un primo
assaggio).
Un esempio d’immediatezza
di chiamata e rifiuto è contenuta in “Hitch” dove Hitch “dottor Rimorchio” (Will
Smith), seduce la bella e un po’ cinica Sara Melas (Eva Mendes) mollandola lì al bar come un trofeo vinto. Un rifiuto più ‘spalmato’ c’è invece in
“Notting Hill”, dove William Thacker (Hugh Grant) resta fulminato dalla famosa Anna
Scott (Julia Roberts) nella libreria dove lavora, per poi trovare il 'rifiuto' nella propria inadeguatezza poco dopo quando la conduce a casa per smacchiarsi il vestito.
Quali sono gli aspetti che
determinano l’opposizione del protagonista? Un’insufficienza emotiva che si
porta dietro da molto tempo. Un’esistenza trascorsa fino a quel momento senza
vere affettività, per precedenti esperienze negative. La sua ‘personalità’ si è
perciò strutturata su questa mancanza e ora lo costituisce, e definisce il
“carattere” con cui si rappresenta al mondo. Abitudini, modi di pensare, di
comportarsi, di relazionarsi. Un “mondo” che si è strutturato, che resiste a
un'offerta di felicità.
Parte di questa felicità
appartiene già al protagonista, sennò non la riconoscerebbe nella donna (o
uomo) che incontra. Ma è atrofizzata, un bolide impolverato e arrugginito
tenuto in garage che quell’incontro chiede di rimettere in moto. Un bolide in
stato d’abbandono da una vita, che il protagonista non ha sentito di dover
riaccendere ritenendo – per educazione, per paura - non fosse necessario. Ora
ci si è “abituato” a non usarlo, ci ha persino costruito sopra filosofie sul
perché non lo usa, che in fondo se ne può fare anche a meno, e poi comunque è
un po’ la vita che fanno tutti, no? Quindi che qualcuno ora lo solleciti a
riaccendere il bolide gli pare pure una provocazione, un’interferenza che
sembra imporgli di rivoluzionare tutto.
Amore e Psiche, Eros e
Thanatos, si sono incontrati. Fuoco alle polveri…
Nelle Storie di Morte la
vita del protagonista, affossata da una condizione mortifera nel Mondo
Ordinario, viene sollecitata alla Vita dalla
chiamata, ed egli vi resiste in egual
modo. Ma qui il rifiuto è più forte e netto. Il protagonista infatti si ritrova ad
avere a che fare con terribili sensi di colpa o con la necessità di salvarsi,
anche fisicamente, da chi lo vuole affossare definitivamente o uccidere.
L’opposizione è proporzionale.
Nelle Storie di Morte non
si tratta soltanto di un aspetto del protagonista che chiede di essere meglio
articolato e integrato (animus o anima), ma di una pressione mortifera
che sostanzialmente lo mette con le spalle al muro. Inseguito, braccato,
angosciato…
Per questo motivo, in
questo genere di storie, il rifiuto
viene molto più raccontato della chiamata,
per dare la forte sensazione di ciò che rischia il protagonista, a differenza
delle Storie d’Amore dove succede il contrario, con una chiamata molto romantica. Invece qui paura o angoscia sono
incidenti, e senza alcun aspetto sensuale o romantico.
In “Dont’s Say a World” lo
psicologo Nathan Conrad (Michael Douglas) viene cooptato da un collega per
visitare una ragazzina disturbata che conserva un prezioso segreto (che, nella chiamata, rappresenta la reazione vitale
mancata di Nathan). Nathan però si mostra scettico, lo considera un caso
‘troppo impegnativo’. Cioè: troppo dura riattivare risposte vitali abbandonate.
In “All’inseguimento della
Pietra Verde”, Joan Wilder (Kathleen Turner) viene chiamata in Colombia dalla sorella in pericolo. Joan, una
scrittrice abituata alla sedentarietà e alla riflessione, è chiamata cioè ad entrare ‘dentro la
vita’. La prima cosa che Joan infatti fa è andare nel panico, anche perché le
sua casa è stata misteriosamente devastata (devastazione del suo Mondo
Ordinario). Un’urgenza che contrasta fortemente con la paura d’avventurarsi in
un luogo sconosciuto e minaccioso. Joan ha fatto tanto per ‘starne fuori’, ha
trovato “tranquillità” nella scrittura, uno spazio “vitale” che tra l’altro le
procura denaro e celebrità. E non vuole perderlo.
Qualcuno dice che il
principale apporto dato da Freud all’umanità sia stato di mettere l’uomo
davanti a uno specchio dandogli la possibilità di cogliere un’immagine di sé
stesso, in una prospettiva diversa da quella che mentalmente si
rappresentava ‘senza vedersi’. Il rifiuto rappresenta questo momento: il
protagonista si guarda allo specchio e in quello stesso preciso istante
intravede altro di sé che lo disorienta.
Così come nella chiamata, anche qui esistono rifiuti al contrario. Abbiamo detto di
Parsifal che, a fronte di raccomandazioni che lo esortano a temere l’avventura
che si sta apprestando a intraprendere, si fa forte delle proprie virtù ignorando
ciò che gli hanno indicato come estremamente minaccioso: la potenza del Male.
Rifiuti al contrario sono tipici anche di molti film catastrofici, in cui il protagonista viene
esortato a non condurre la missione considerata da tutti suicida. Ma lui sa che
la missione è importante per l’umanità, e getta il cuore oltre l’ostacolo!
Ve ne sono pure nei film
polizieschi in cui il protagonista viene sconsigliato ad indagare dal potente
di turno e dal superiore corrotto, come in “Beverly Hills Cop.” In “Una
notte da leoni” il risveglio dalla notte brava dei protagonisti è
drammatico, non sanno cosa è successo "nella notte che non dimenticheremo mai": l’aspetto spaventoso con cui dovranno
confrontarsi.
Sostanzialmente, il Rifiuto all’Avventura serve per lasciare
il protagonista sulla soglia della sua paura, che si tratti di un amore o di
una minaccia di morte, affinché il lettore o lo spettatore assaporino il
rischio a cui va incontro. Individuare bene il rifiuto significa circostanziare al lettore o allo spettatore la
natura della paura della protagonista. Sarà l’argomento principale della narrazione, l'Ombra junghiana del protagonista, ovvero le sue resistenze per esperienze negative del passato che riaffioreranno prepotentemente, l’aspetto con cui egli alla fine dovrà fare i conti per accedere ad
un altro livello, quello di una vita senza paura. Focalizzarlo è fondamentale.
Entusiasmo e paura infatti, da questo momento, entreranno in collisione.
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