Pubblico con grande piacere l'intervista al prof. Ignazio Majore, noto psicanalista e appassionato di cinema.
Professor Majore, lei ha elaborato un nuovo approccio psicanalitico che si chiama analisi mentale. Ci può spiegare in cosa consiste, soprattutto rispetto ai metodi psicanalitici classici?
Per Freud nell’inconscio sono
accumulati eventi e contenuti proibiti, di
conseguenza rimossi. Non pare realistica la sua teoria della rimozione che sostiene che nell’inconscio
sono accumulate le istanze peggiori
dell’uomo. E’ un artefatto biologico, che
vorrebbe l’essere umano pessimo dentro se stesso ma apparentemente controllato fuori
di lui; una maniera che non ha
riscontro in alcun modo nella vita animale. E’ vero che i livelli biologici si muovono autonomamente ma in realtà l’uomo ha
una costruzione mentale complessa che
serve a controllare le istanze
biologiche ma anche a dare loro campo. Quando la persona esprime una richiesta
della sua biologia, cerca di non morire e successivamente, adopera la sessualità per non fare morire la sua
specie.
La divisione più
significativa tra gli umani è invece,
quella tra l’essere singolo e il
collettivo. Il movimento e la
struttura collettiva ci accomunano tutti, formano ogni gruppo. Noi animali biologici di base,
ci muoviamo lungo la medesima linea che è uguale per tutti. Nell’ambito del
collettivo, una struttura generalizzata, ciascuno cerca di acquisire dal
medesimo gli aspetti che a lui sembrano più congeniali, o migliori. Individualità
non significa lottare contro il collettivo ma prelevarne quelle frazioni che lo
possono portare ad un progresso. Il concetto di collettivo a me sembra importante più che la divisione tra conscio e
inconscio. E’ la struttura che accomuna tutti e li porta a comportamenti standardizzati:
così è una manifestazione pubblica o addirittura la guerra, certamente un fatto collettivo: si
va in guerra perché il collettivo la comanda per le sue esigenze che sono esigenze
precise: far vivere e far morire. Ciò non a vantaggio dell’individuo ma per la
vita in genere. Nelle guerre ad esempio, rappresentazione massima di collettivo,
questi decide che vanno eliminate gruppi
di persone , ciò paradossalmente serve alla vita che deve permanere a prezzo di
sacrificare parti di sé. L’individuo cerca di prendere per se quello che può
dal collettivo stesso: ciò significa che tenta di lottare per la vita contro la
morte con i propri mezzi ma insieme con la lotta del collettivo.
In sintesi, l’Analisi
Mentale, vede il dramma umano condensato nella lotta tra la vita e la morte,
non nel contrasto inesistente tra conscio ed inconscio, quest’ultimo supposto
serbatoio di ogni male.
Il lavoro dell’analisi mentale
consiste quindi principalmente, ma non solamente, nell’appoggiare la lotta
dell’uomo per la sua vita, cercando di alleggerirlo di quelle frazione di morte
che lo infiltrano nella mente e nella stessa struttura biologica. E’ un’opera
analitica continua che cerca di individuare le zone della sua personalità ove
la mortificazione ha impedito o danneggiato il suo sviluppo.
Che valore ha per lei il concetto di morte?
Da quanto ho detto si può
ricavare che mentre la morte, nella sua totalità è la fine della vita, è
insieme presente dentro tutto il corso della vita medesima e per tutta la sua
durata. Di essa è una componente. E’
minaccia costante ma insieme è stimolo a vivere, quindi è la sua compagna. La
capacità a vivere è infatti capacità a
reagire allo stimolo della morte. Ogni atto fisiologico, anche se mentale, è
reazione alla stessa. Il neonato urla perché sta morendo, con il suo urlo
comincia a respirare ed inizia la sua battaglia.
Che cosa rappresenta per lei il cinema?
Il cinema è prolungamento
della vita. Una vita che si aggiunge alla nostra e dà la sensazione che questa sia
per continuare.
Nel cinema, come nel sogno,
sono rappresentati gli incontri con la morte, sono i punti di morte; vi vengono
suggeriti i modi per sopravanzarli. Anche se lo stesso ci dice che talvolta i nostri sforzi saranno vani.
Il cinema rispecchia e salva
la vita in genere, la vita del collettivo, anche se il singolo dovrà
soccombere. Ci dice che la stessa proseguirà,
forse per sempre. Come le religioni tende all’eternità, al mai finito. Ognuno sa
che la vita proseguirà fuori della sua durata perché il film rappresenta solo
una frazione di una storia che durerà fuori di esso.
Cosa si aspetta di vedere uno spettatore?
Lo spettatore vorrebbe
sapere come si fa a proseguire a vivere rimanendo indenne e vi cerca i trucchi
per poterlo fare. Trucchi, perché sa che il cinema è anche una truccatura della
vita e spera di imparare l’arte di mostrarsi diverso e quindi meno aggredibile
di quanto pensa e teme di essere. Vuole travestirsi per offrire bersaglio
minore.
Infine, che cosa 'ispira' lo scrittore?
Lo scrittore è mosso dalla
speranza di trascendere se stesso: i propri limiti che sono quelli della vita.
Un anelito simile a quello religioso che costruisce un’esistenza probabile e
possibilmente eterna. L’eternità dello scrittore è nella sua opera, nella speranza
che questa gli sopravvivrà.