Diamo ad Olivia, il personaggio femminile che ci
siamo inventati per spiegare gli snodi narrativi di una storia (vedi i precedenti post), una ‘vita’ (lo faremo anche con Vincenzo). Useremo però
la ‘vita‘ di Olivia per parlare del Secondo Atto (il più rognoso, la zona
conflittuale) in modo da capire il problema centrale del protagonista, il suo fatal flow, a cosa egli resiste.
Si dice infatti che nel secondo atto c’è la
resistenza del protagonista, ed è sempre piuttosto ostico comprenderlo dai
libri e spesso nei corsi di sceneggiatura. Resiste a cosa? Proviamo a capirlo usando appunto Olivia.
Olivia a cosa potrebbe resistere? Si resiste per
paura, in genere. Ho paura di un baratro e me ne tengo alla larga. Resisto al rischio di caderci dentro. Si pensa
alla nostra fine, al tutto che finisce. Ma spesso la paura è anche la
possibilità di una vita migliore vista con gli occhi di chi non ne ha mai avuta
una. Ma che roba è? Oddio, e dopo che mi succede?
Considerazioni anche queste troppo razionali.
In fondo dobbiamo raccontare emozioni non dimostrare teoremi.
Allora ricorriamo a un paradosso per inoculare nei
nostri pensieri un’emozione intorno alla quale poter fare le nostre
riflessioni.
Inquadriamo la paura di Olivia (dalla quale si
difende resistendole), ipotizzando che ella s’immagini priva di una gamba. (Assurdo,
lo so, ma a volte la nostra scarsa autostima ci priva di ben altro). In realtà
Olivia le gambe ce le ha tutt’e due, va in giro, cammina, sale le scale, ma dentro
di sé è convinta di avere soltanto una gamba. È la sua vita, quello che
percepisce di sé stessa.
E mettiamo che Olivia abbia degli amici – Alberto,
Francesco, Enrico, etc. – che, in virtù di questa sua mancanza, le offrano una carrozzella. Un gesto galante, persino
generoso darle qualcosa sulla quale lei ‘possa mettere comoda’ l’idea che ha di
sé stessa. Una grande risorsa per Olivia, soprattutto quando la sensazione di avere
una gamba in meno, in certe giornate, la rende profondamente triste e
sconsolata. Una carrozzella è un sollievo, un posto, da seduti, dove quella mancanza si azzera. Olivia, in quelle
giornate strane, le va persino a cercare le carrozzelle! E quegli amici gliele
porgono volentieri, magari per le cenette che Olivia offre loro in cambio. (Per
gli amici niente di più piacevole, i manicaretti di Olivia sono noti). È un
gioco delle parti: ciascuno prende e dà quello che può.
Abbiamo ipotizzato quale sia la paura di Olivia: sostanzialmente l’idea
di poter avere due gambe. In pratica, la strenua difesa di quell'unica gamba che ha. Paradossale, no? Ora, dove sta la sua resistenza? Il Secondo Atto?
Per capirlo meglio inseriamo Vincenzo, il protagonista
maschile della nostra ipotetica storia. Ad un certo punto Olivia conosce
Vincenzo. Vincenzo ha, dal canto suo, una ferita emotiva che gli impedisce di avere
una vita sociale e sentimentale serena, di cui però conosce l’esistenza. (Anche
lui immagina di avere una gamba in meno, ma respinge l’idea delle carrozzelle).
Perciò la prima cosa che Vincenzo fa con Olivia, dato
che se n’è innamorato, è cercare di mostrarle l’inganno delle carrozzelle. In
fondo a cosa le servono? A trovare conforto in certi momenti, sì, ma anche a
non camminare con le sue due gambe!
Ed ecco che si forma la resistenza del Secondo
Atto dove siamo entrati. Olivia comincia a resistere ai tentativi di Vincenzo
di sottrarle la carrozzella. Finisce che diventa una vera disputa tra loro,
fonte di litigi e incomprensioni, ma Olivia non la molla. Perché per lei
vorrebbe dire scoprire di avere due gambe, cioè rinunciare alla carrozzella, la
rinuncia che le costa di più, per un consolidato modo di vivere, si potrebbe
dire. Incredibile, no? Non riesce a fare a meno di uno strumento che certifica la
sua menomazione frutto solo d’una suggestione. S’è costruita cioè un mondo che
non è il suo mondo ma nel quale vive una vita…
Il rapporto con Vincenzo entra in crisi (mid
point) nel momento in cui Olivia si rende conto che Vincenzo le sta offrendo la
possibilità di camminare con tutt’e due le gambe. Olivia ne è sorpresa, un po’
spiazzata, non ha dimestichezza con quel genere di cose. Ci riflette, trova galante
e generosa anche quell’offerta, la carrozzella delle carrozzelle! dal suo punto
di vista, sicuramente l’opportunità di una vita migliore, meno ‘dipendente’, che
però… mette troppo in discussione l’idea che ormai si è formata della propria
gamba mancante, delle carrozzelle sulle quali è abituata a sedersi. Quali
conseguenze comporterebbe il recupero (sempre e soltanto nella sua mente) dei
due arti? Quali rivoluzioni? Certo un sogno, sì, ma…
Nella seconda parte del secondo atto, infatti, le
carrozzelle non rappresentano più l'unico pensiero di Olivia, poiché la possibilità
di non dipendervi più le permette di pensare ad altro. E se ci provassi? E se ci riuscissi?
Il dilemma per Olivia diventano le sue stesse gambe che ora percepisce potenzialmente
funzionanti. È una sfida, un’opportunità, perché no?
E ciò, paradossalmente, finisce per metterla in
crisi. Perché immaginarsi con due gambe implicherebbe affrancarsi dagli stili
di vita che fino a quel momento le hanno formato la personalità che crede di
avere – cioè quella di una menomata – mettendo in discussione quell’“equilibrio”
che s’era costruito, l’affrancamento da tutte le carrozzelle a cui dovrebbe dire
addio. Ma come? Così all’improvviso? Che senso ha?
Nel frattempo Vincenzo le studia tutte per
mostrarle il valore ingannevole di quelle carrozzelle, il diritto e il dovere che
lei ha di abbandonarle, arrivando persino, per disperazione, ad accusarla di essere
una donna senza una gamba! Possibile che non riesca a capire, si dice Vincenzo,
neanche così? Davvero l’idea di avere una gamba in meno è così profondamente radicata
in lei? Che neanche l’accusa di essere una ‘zoppa’ la scuote?
Olivia invece si chiude a riccio. Lo stimolo
esterno è troppo forte, non sa gestirlo, non riesce a padroneggiarlo. Molto più
facile con la sua carrozzella. E dice no, un no estremo. (Il punto di Morte). Un
‘no’ sordo, senza parole. Rifiuta il dialogo, il dialogo con quella vita
perfettamente deambulante che le è stata prospettata da Vincenzo come condizione
per continuare ad avere un rapporto, nell’idea che avere una sola gamba sia
soltanto un’idea. Nient’altro.
Ma Olivia non può. Ormai la vita è andata com’è
andata, stupido Vincenzo a non capirlo, a non approfittarne magari trasformandosi
anche lui in una carrozzella. Se è così meglio abbandonarlo, è un chiaro segno che
lui è diverso.
Ecco di cosa si parla, in questo caso
simbolicamente, quando si parla di ‘resistenza’ del protagonista nel Secondo
Atto. Si parla di CARROZZELLE. Tentativi disperati ed estremi, a volte davvero
incomprensibili, di resistere ad una vita perfettamente deambulante.
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